Il 25 aprile è festa, la festa delle persone libere, eguali, con pari dignità, solidali, cittadini d’Italia, d’Europa e del mondo. Donne uomini insieme, in pace in una patria comune che si chiama terra. Qualcuno giudica questa giornata di parte retorica inutile, superata, da cancellare. Noi dell’ANPI pensiamo che l’ideale e l’insegnamento della resistenza sono i principi guida per il progresso di un paese civile principi modernissimi, molto attuali per la rinascita di un paese in piena crisi economica sociale politica e civile.
Le riflessioni di due partigiani , Andermark e Pappalettera, per il ventennale della liberazione, lette in questo comune da Vincenzo Pappalettera:
Parlo anche a nome degli altri sopravvissuti del C.L.N. clandestino di Bovisio.
Per commemorare il ventennale della fine della vittoriosa lotta di liberazione si e deciso di non invitare un esponente politico di levatura nazionale ma di restare fra noi, cittadini di Bovisio, a ricordare il nostro contributo per il rinnovamento della vita della nazione, a ricordare soprattutto quelli di noi che consapevolmente esposero la vita sacrificandola per il bene comune, per riaffermare quegli ideali di civiltà e di libertà misconosciuti dalla barbarie nazifascista. Gli avvenimenti di Bovisio rispecchiano ciò che avvenne su scala nazionale dopo l’8 settembre 1943, quando cioè nazisti e fascisti ripresero il potere, dopo la breve pausa badogliana. Ci unimmo in un piccolo gruppo di cittadini, di diversa formazione culturale e politica, di differente esperienza di vita, con il proposito di combattere con l’azione tattica il fascismo. Fondammo il primo Comitato di Liberazione Nazionale nel quale vi erano rappresentati tutti i partiti antifascisti e la differenza di opinioni non fu un ostacolo al nostro intento comune: abbattere il fascismo.
Poi, dopo la vittoria, avremmo democraticamente discusso il nuovo assetto politico da dare alla nazione.
Noi decidemmo di combattere, pur sapendo che era più probabile perdere la vita che conservarla. E perdere la vita significava anche lasciare nelle lacrime ed indifesi i nostri cari. Discutemmo a lungo, certo era più comodo attendere passivamente i liberatori, ma noi volevamo contribuire ad abbattere il fascismo ed affrettare la fine della guerra che aveva seminato lutti, distruzioni e dolore in Europa e nel mondo. Eravamo pochi, disarmati ed inesperti nella vita cospirativa... Dall’altra parte della barricata vi erano i fascisti repubblicani pochi per fortuna di Bovisio e sapevamo che erano individui violenti e senza scrupoli, che alternavano la attività di consegna di loro compatrioti ai tedeschi con azioni di saccheggio e di rapina. Giunsero persino a litigare fra di loro per la spartizione del bottino e si uccisero. I tedeschi avevano dato loro carta bianca, mezzi ed armi... Fummo individuati, arrestati... Passammo giorni e notti da incubo, prima nella caserma della Guardia Nazionale Repubblicana di Mombello, dove ci picchiarono a sangue, poi ci consegnarono ai tedeschi, nel carcere di Monza... ci attendeva un lager di sterminio, organizzato scientificamente perchè gli antifascisti ed i partigiani di ogni nazione europea occupata scomparissero dello faccia della terra senza lasciare traccia...
In aggiunta a ciò, noi patrioti italiani dovevano sopportare anche l’umiliante ostilità dei compagni di deportazione delle altre nazioni, perchè... italiano era ormai divenuto sinonimo di fascista, aggressore di popoli pacifici. Faticammo molto per farci rispettare, per con vincere le moltitudini dei deportati... che se eravamo a Mauthausen od a Flossemburg od a Dachau, deportati come loro, era perchè vi erano degli italiani che lottavano come loro contro il fascismo. Gettammo allora il seme per essere accolti e rispettati a parità di diritti e di doveri, fra i popoli della nuova Europa.
Ebbene, in quei lager morirono i combattenti della libertà di Bovisio...
Il Paese è ancora travagliato da molti gravi problemi, la stessa Costituzione Repubblicana, nata nel clima della Resistenza, incontra ostacoli per la sua integrale applicazione…
noi resistenti vogliamo semplicemente rivolgere a tutti i cittadini e specie a coloro che rivestono cariche di responsabilità, un appello alla tolleranza ed al rispetto delle libertà, ricordare che i valori della Resistenza sono un patrimonio umano di civiltà che la nostra generazione ha riscattato dall’oblio, dalle ottusità delle coscienze, per trasmetterlo ai giovani non semplicemente come risultato acquisito della nostra lotta, ma come impegno a restargli fedele...
Rispetto della personalità umana, condanna del disprezzo per gli umili sono principi non ancora universalmente applicati, ma potentemente sentiti. Occorre pazienza. La lotta di liberazione era più lotta paziente di trincea, trincea della cospirazione, che impeto di assalto: la libertà è pazienza e richiede pazienza, le sue conquiste sono lente, perchè con la libertà occorre persuadere e dissuadere, non imporre. A. Andermark – V. Pappalettera